Definendo il Coaching
Abbiamo appena terminato una giornata del percorso di Mentoring che prepara per l’esame di certificazione dell’International Coach Federation (ICF), la più rappresentativa associazione professionale del coaching su scala internazionale. Come docente, tornare a riflettere sui fondamenti della nostra professione è sempre utile e affascinante. Mi sono così imbattuto in ben due definizioni che l’ICF dà del coaching alla sua fondazione. La prima la troviamo nel Codice Etico: «Il coaching è una relazione professionale dotata di continuità che aiuta le persone a ottenere risultati straordinari nelle loro vite, carriere, affari e organizzazioni. Attraverso il processo di coaching i clienti aumentano i loro apprendimenti, incrementano le performance e incrementano la loro qualità di vita». La seconda definizione la troviamo nella spiegazione delle Core Competence: «Il coaching è una partnership in un percorso suscitante pensiero e creatività che ispira il cliente a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale».
All’origine, dunque, il coaching come campo professionale viene definito intorno a due pilastri fondamentali: la relazione e i risultati.
Senza relazione non esiste coaching. Sembra una banalità, ma l’ICF ha escluso sin dall’inizio qualunque forma di auto-coaching o coaching solitario ponendo la relazione fra coach e coachee come l’essenza stessa del coaching professionale. Nella relazione il cliente è concepito come un esperto della sua vita, che è dotato di creatività e risorse, protagonista del focus su cui lavorare, orientato al futuro e non al passato.
L’efficacia di una relazione di coaching è data dai risultati. Sono risultati straordinari quelli che coincidono con gli obiettivi che il cliente si è posto, raggiunti massimizzando il potenziale, incrementando la performance, allenando pensiero e creatività, sviluppando la capacità di apprendimento e migliorando la qualità della vita.
Su queste basi, possiamo immaginare come la relazione professionale di coaching in senso lato abbia una storia complessa che si situa nelle migliori pratiche dell’umanesimo culturale. Relazioni volte a massimizzare il potenziale in vista di obiettivi eccellenti hanno percorso nel tempo agorà e ginnasi, monasteri e campi di battaglia, botteghe d’arte e laboratori artigianali, centri di ricerca alchemici e luoghi di cura, università, scuole e biblioteche da una parte e campi di atletica, palestre e luoghi di pratica dell’attività sportiva dall’altra. Laddove c’è stata ricerca di eccellenza e sviluppo del talento, gli esseri umani hanno cercato relazioni di coaching ovvero di allenamento/apprendimento/azione. Pierre Hadot fu il primo a rileggere la filosofia antica come un insieme di esercizi spirituali che conducevano a azioni atte a migliorare la qualità della vita in termini di felicità e benessere. Da lì è cominciata la storia del coaching (v. schema).
La relazione di coaching è dunque una relazione antichissima. Comprenderne l’essenza significa studiare ciò che è sempre stato implicito nelle arti, nelle scienze e nell’educazione alla vita. Per l’ICF la relazione si fonda su alcune competenze chiave del coaching (come il coaching mindset, l’ascolto, la comunicazione efficace, la creazione di consapevolezza, il design dei piani di azione e degli obiettivi, ecc.). Spencer definisce la competenza «una caratteristica individuale che è casualmente collegata a una performance efficace o superiore in una mansione o in una situazione e che è misurata in base a un criterio prestabilito.» Una competenza prevede motivazioni, potenzialità personali in atto, valori da una parte, conoscenza di discipline e argomenti specifici, capacità di eseguire un determinato compito intellettivo o fisico dall’altra.
Sulla base delle definizione del coaching dell’ICF, del rendere esplicito ciò che nella storia dell’allenamento umanista è sempre stato implicito, nel fondare una teoria del coaching e un metodo che fornisse l’impalcatura scientifica delle tecniche che, acquisite, fondavano le competenze professionali, è nato il Coaching Umanistico e la sua definizione come «metodo di sviluppo del potenziale positivo di individui e di organizzazioni attraverso l’allenamento delle potenzialità personali nella realizzazione di obiettivi concreti». È il metodo che fonda la relazione e i suoi risultati. Conoscerlo è determinante per allenare le competenze. All’interno di questo quadro, ciò che ci contraddistingue come coach umanisti è l’essere esperti delle principali potenzialità benefiche che caratterizzano il mondo interno di un essere umano nella relazione con gli altri e con i contesti. Come individuarle, allenarle, indirizzarle nell’azione è oggi l’essenza del nostro modo di intendere il coaching. Siamo ancora nel quadro programmatico fondato dall’ICF, ma approfondendo il come abbiamo arricchito di gran lunga anche il che cosa.
Luca Stanchieri
Fondatore della Scuola di Coaching Umanistico
luca.stanchieri@scuoladicoaching.it