Se dovessimo valutare la situazione attuale secondo le coordinate etimologiche, la definiremmo di crisi o straordinaria più che di emergenza. Una situazione di emergenza è una situazione che mette tutti in un pericolo immediato di morte imminente o di gravissimo danno (per esempio un terremoto). Una situazione straordinaria di crisi è una situazione nuova che ha prodromi drammatici e dolorosi di emergenza e urgenza e aspetti di minaccia imminente o potenziale. La nostra situazione è una situazione di crisi straordinaria o eccezionale che può evolvere in una situazione di emergenza catastrofica (all’epidemia spagnola del 1918 o alla peste nera del XV secolo). La dimensione terapeutica che pure è stressata, urgente e imponente riguarda alcune migliaia di persone; la dimensione preventiva perché dalla crisi non si arrivi all’emergenza riguarda tutti, ovvero milioni e milioni di persone ed è altrettanto urgente e ben più imponente. La confusione fra crisi e emergenza, esacerbata da un fenomeno nuovo ma anche da messaggi della politica contradditori, fa oscillare fra il panico e la sottovalutazione. Avere coscienza che siamo in una situazione straordinaria che già miete centinaia di vittima, ma che può evolvere in una situazione di emergenza planetaria, ci fa comprendere come dobbiamo comportarci.
Come cambia il nostro intervento da coach in una situazione di crisi straordinaria che non è ancora una crisi di emergenza globale, ma che deve sottostare alle rigide regole della prevenzione? A differenza dello psicologo, il coaching non è una professione sanitaria. Quindi in nessun modo può derogare alle norme vigenti in termini di distanza. In questa fase è vietato per i coach vedere i propri clienti, anche in incontri bilaterali, senza eccezioni. Dobbiamo allora sospendere le sessioni di coaching? Nient’affatto!!
In primo luogo come coach umanisti dobbiamo modificare il set. Il set è l’organizzazione pratica di un percorso di coaching. Concerne soprattutto due rilevanti questioni: il tempo e lo spazio. Nell’attuale situazione di crisi straordinaria dall’imponente sforzo preventivo, il coaching ha un impatto enorme in termini di gestione della quotidianità, prevenzione e sviluppo antifragile o trascendente. Concerne dunque tutti gli ambiti che richiedono l’allenamento pratico e fattivo della resilienza, dell’autoefficacia e degli ambiti strategici che riguardano lo sviluppo strategico. In un’azienda ad esempio si approntano le tattiche per sopravvivere e le strategie per il rilancio successivo. In una famiglia, si sviluppano le coordinate per far studiare i ragazzi che non vanno a scuola, ma anche la loro crescita nel rendersi utili. Ci sono persone che possono finalmente dedicare tempo alle proprie passioni e altre che possono trovare vocazioni. Proprio in situazioni come questa, l’intervento one-to-one è determinante e utilissimo. Azienda e famiglia sono solo due dei molteplici esempi in cui gli interventi di coaching si danno. In questo periodo nessun percorso di coaching per quanto mi riguarda è stato interrotto. In un’azienda stiamo vedendo come lo smart working fa saltare qualunque anelito al controllo privilegiando la logica dell’autonomia e degli obiettivi. Con gli adolescenti, stiamo vedendo quanto la strutturazione della giornata sia fondamentale, così come cominciare a pensare in termini progettuali.
Ma come è possibile fare coaching nel momento in cui la dimensione relazionale fisica che privilegiamo sempre nel coaching umanistico è letteralmente impossibile? In molte situazioni, il coaching da sempre si presta a una combinazione mista fra vicinanza fisica e “virtuale”. E’ chiaro che oggi dobbiamo enfatizzare quella virtuale, ma come?
In primo luogo possiamo usare forme di videoconferenza o telefonate. Per gli adolescenti è ottimo Whatsapp o Facetime, loro non fanno fatica a usarli. L’ho sperimentato e per loro va alla grande. Per gli adulti lo stesso o Skype. Insomma gli strumenti possono essere i più diversi (certamente non è sul terreno tecnologico che posso dirmi un esperto simpatizzante). Con gli adolescenti la connessione deve funzionare bene. Se non funziona, cari coach, create le condizioni. Con gli adulti, va benissimo anche la telefonata. Soprattutto se ci sono continue interruzioni è meglio la telefonata. Seppure non c’è la presenza fisica, la sessione via telefono crea un clima molto particolare. La non presenza fisica può agevolare una forte concentrazione del cliente, come creando una dimensione altra, dove può dialogare con il coach e con il suo stesso pensiero. Un pensiero strutturato, finalizzato, potente perché comunque sollecitato da un coach.
La condizione contestuale però deve essere la stessa della relazione fisica. La sessione non ammette distrazioni, interruzioni, multitasking. Come nella sessione fisica, la sessione a distanza deve prevedere protezione, silenzio contestuale, concentrazione assolute. Gli adolescenti non devono avere genitori che girano, controllano, spiano. Gli adulti devono stare in disparte, con il computer spento (sarebbero capaci di vedere le notizie o le email mentre vi parlano).
Il tempo anche deve essere lo stesso. Se si fissa un’ora, non possiamo sforare o diminuire. Il tempo va utilizzato al meglio, sia in preparazione che in svolgimento. La sessione è strutturata in modo da essere finalizzata agli obiettivi o all’elaborazione di nuovi paradigmi e funzioni omega.
E’ inoltre possibile in questa fase incrementare l’uso delle e-mail e dei messaggi. Sono assolutamente contrario all’uso delle email come sostituto della relazione di coaching, poiché le email non hanno le caratteristiche di un dialogo che viaggia per approssimazioni successive ottimali. Ma possono essere un ottimo strumento integrativo sia come preparazione alla riunione (molte informazioni possono essere fornite prima della sessione con notevole risparmio di tempo), sia come spunti che il coach può dare. Anche brevi messaggi possono essere utili. Ma… Il Coach in questa fase deve dedicare un tempo/spazio strutturato, concentrato e dedicato alle email/messaggi. Una volta al giorno, massimo (e dico massimissimo!) due! Non può prendere sottogamba questa attività. Deve dedicargli la totale e completa attenzione e dunque non può farlo come intermezzo fra una questione e l’altra. Deve annotarsi i messaggi, riflettere, in due parole essere totalmente dedito alla persona con cui sta lavorando.
E’ possibile che il nostro cliente in questa condizione eccezionale, sospenda il percorso. Di norma, come i miei allievi sanno, io non insisterei mai (spesso esagero in tal senso, ma per me la domanda viene prima dell’offerta e il mio modo di fare marketing è scrivere libri— sono un disastro, lo so). Ma all’interno di questa situazione, il cliente non sa che c’è un sistema alternativo valido e utile al suo percorso. Quindi dobbiamo saperlo presentare, proporlo come opportunità, come possibilità valida e fattiva.
Mi rendo conto che sto dando tante cose per scontato; forse oggi sarebbe opportuno sviscerarle meglio. Per cui per qualunque richiesta scrivetemi. Cercherò di essere il più chiaro possibile. Ma non chiedetemi una FAQ perché ogni relazione è unica nel suo genere.
Un abbraccio ai miei amici/amiche coach
Luca
PS La scuola farà i suoi primi corsi online! MA… tutti coloro che vi parteciperanno potranno rifrequentare i corsi dal vivo gratuitamente!