OSTEOPATIA & COACHING
(UN PERCORSO DI SOSTEGNO ALLE MARGINALITÀ)
Il progetto è partito dall’esperienza di Girolamo Grammatico nel campo del volontariato, dov’è molto attivo. In questo caso i soggetti interessati sono le “persone senza fissa dimora”. Crediamo in un approccio integrato alla persona finalizzato ad intervenire tanto sulle sintomatologie dolorose quanto sulla realizzazione del potenziale umano.
Molto spesso le difficoltà che viviamo a livello fisico sono la manifestazione di bisogni, desideri e talenti rimasti silenti e inascoltati per molto tempo. Quando diventa possibile ascoltare e ascoltarsi, diventa anche possibile raccontarsi in modo nuovo, in modo proattivo. Da ciò crediamo si possano gettare le basi, per le persone senza dimora, di un futuro diverso che esaudisca i loro progetti.
Per questo proponiamo un approccio su più livelli volto a sbloccare i limiti fisici delle persone e parallelamente attivare e supportare percorsi creativi di autorealizzazione.
Il talento così come la salute sono infatti, non qualcosa di dato a priori, ma il risultato della dedizione che dimostriamo al potenziamento delle nostre risorse e alla perseveranza che abbiamo nel perseguire nuovi modi e stili di vita per accrescere il nostro livello di benessere.
Il primo incontro è avvenuto venerdì 16 Febbraio, con la mattinata al centro del comune di Roma Madre Teresa di Calcutta (siamo stati lì dalle 9 alle 13), dove abbiamo avuto modo di “trattare” cinque persone, quattro “ospiti” del centro e il responsabile della struttura. Dopo aver brevemente spiegato il programma della mattinata ci siamo divisi tra osteopati e coach e ci siamo messi all’opera ognuno con la propria esperienza. Le persone hanno avuto un trattamento di 60’ (tra la seduta osteopatica e la sessione di coaching).
L’esperienza è stata molto forte, le sensazioni diverse. C’è chi è tornato a casa pieno di energia e chi è andato via “svuotato”. Le storie raccontate durante le varie sessioni sia osteopatiche che di coaching hanno avuto modalità diverse di espressione che hanno reso più o meno facile la relazione che si andava ad instaurare. Le difficoltà sono molto strutturali (assenza di beni primari) e legate al contesto in cui andiamo a intervenire, ma le note positive sono l’evidente possibilità che ci è data di che creare un momento altamente positivo all’interno di strutture “statiche emotivamente”.
La forza del progetto è la sua novità. È la prima volta che due professionalità di questo tipo intervengono in modo attivo e gratuito in luoghi come i centri di accoglienza. Dove la povertà si è trasformata in miseria, il nostro progetto diventa un’occasione per ribaltare i significati “tragici” di cui sono intrisi i posti come questo. Senza negare il dolore delle persone che lì sono accolte, cerchiamo di intervenire sulle risorse di ogni persona affinchè possano recuperare la dimensione da protagonisti della propria vita!