“Che lavoro fa?”
“Sono una coach umanista”
Quando ci presentiamo come “Coach Umanisti”, la maggior parte delle persone si chiede cosa c’entri il coaching con l’umanesimo. Si creano dei corto circuiti interessanti. Conoscendo la mia passione per la pallacanestro, qualcuno mi immagina allenare squadre di ragazzini alternando gli esercizi a lezioni di letteratura, latino e greco (sarebbe comunque fichissimo!!!). Altri invece mi vedono in botteghe in cui insegno i saperi antichi dell’arte pittorica rinascimentale (e sarebbe altrettanto bello). I migliori sono quelli che, avendo capito cosa fa un coach, ti pensano essere più gentile e rassicurante rispetto ai tuoi colleghi, “perché tu sei umanista, giusto?” (e anche questo non è affatto male).
Riflettendoci, ci sono due motivi per cui un coach umanista si può definire così. Il primo ha a che fare con chi è. Un coach umanista è, prima ancora di essere un coach, un umanista. Il secondo motivo invece ha a che fare con quello che fa. Il coach umanista allena l’umanesimo, ovvero la possibilità di essere il più felici possibile in questa vita.
Ma cosa intendiamo con “umanista”?
Umanista non significa buonista e non ha un’accezione assistenzialista, anche se ci piace essere buoni. Nè ci riferiamo a una corrente artistica o a un’epoca storica e neanche alla riscoperta dei classici o agli studi di lettere, anche se senza questi giganti non avrebbe senso parlare di umanesimo. Con Umanesimo intendiamo uno specifico approccio etico-filosofico nei confronti della vita e dell’essere umano. Il primo umanista è stato un filosofo. Socrate. Il filosofo che ha spostato l’attenzione definitivamente sull’essere umano in quanto tale, a prescindere dai rapporti con le forze della natura. Il primo che aveva capito che la felicità o è individuale o non è, che cioè si può perseguire il bene comune solo come connessione armonica dei beni individuali, che, per loro natura, promuovono la libertà e il bene dell’altro. Aveva capito che il principio di libertà è presupposto primo per la ricerca del bene.
Ma gli umanisti non sono solo filosofi. Sono architetti, ingegneri, manager, nonni, insegnanti, medici, genitori e ovviamente anche coach. Sono quei medici, quegli infermieri e quei virologi che durante l’epidemia di Coronavirus lavorano assiduamente per difendere le nostre vite. Sono quegli insegnanti per cui ogni loro alunno è unico e originale e rappresenta l’opportunità di elaborare creativamente nuove forme di insegnare la materia che amano. Sono quei genitori che discutono di come i valori si incarnano in un bene e fanno di tutto perché i loro figli possano trovare la loro strada esplorando, scoprendo e realizzando le loro passioni e vocazioni. Sono quegli ingegneri, tecnici, ricercatori che concepiscono la tecnologia al servizio della creatività dell’essere umano e non in sua sostituzione. Sono quegli architetti che sviluppano progetti che si armonizzano con la natura l’ambiente naturale e non lo deturpano nè danneggiano. Quali sono quindi gli elementi che hanno in comune tutte queste persone? Me lo sono chiesta la prima volta che ho letto la visione della Scuola di Coaching Umanistico. Vogliamo generare nuclei umanisti. Creare reti e connessioni tra umanisti. Ma come si riconoscono gli umanisti tra loro? Quali sono gli indicatori che ti fanno dire: “quello è un umanista, quello no?” Non ero riuscita a rispondermi. Dopo qualche mese, mi ha fatto la stessa domanda Luca Stanchieri. “Mannaggia, stavolta non si scappa. Adesso mi tocca pensarci davvero!”. Quella sera ho scoperto che Luca, determinato studioso dell’umano e fondatore del coaching umanistico, stava elaborando i 4 pilastri in cui ogni umanista si può riconoscere:
1. Un umanista ama la vita
2. Un umanista crede nel potenziale positivo e benefico dell’essere umano
3. Un umanista è convinto che si possa ricercare e vivere la felicità su questa Terra
4. Un umanista fa proposte per ricercarla
Il coaching umanistico è una delle proposte che vengono fatte per ricercare la felicità su questa Terra.
Un coach umanista è prima di tutto un umanista
Essere umanisti è una scelta filosofico sentimentale nei confronti della vita che viene prima della scelta di essere coach. E’ una precondizione. Una postura etica ed esistenziale. Qualcuno sceglie l’umanesimo. La maggior parte si scopre umanista. Quando studiamo il coaching umanistico, molti di noi infatti scoprono di essere già umanisti. Ce ne accorgiamo quando sentiamo le lezioni risuonare dentro di noi come se fossero verità che vivevamo già, ma che ancora non sapevamo di vivere. Tantissimi allievi dei corsi base ce lo dicono: “quello che dite mi risuona come se fossero cose che avevo già dentro e che voi fate venire fuori”. Un coach umanista è quindi un umanista che propone il coaching umanistico come metodo scientifico e artistico di ricerca del bene e della felicità.
Un coach umanista allena all’umanesimo
Quello che contraddistingue il coach umanista è il prodotto del suo lavoro. Se un ingegnere umanista crea dei ponti in modo da combinare il bene di tutte le persone coinvolte e dell’ambiente, un medico umanista guarisce il paziente concependo la persona non solo come la sua malattia e un insegnante umanista fa emergere il potenziale dei ragazzi attraverso la sua passione per il sapere, un coach umanista allena il potenziale umano benefico che si esprime in progetti e obiettivi concreti di vita. Il prodotto stesso del suo intervento è lo sviluppo dell’umanesimo. Alleniamo nei nostri clienti il sentimento di amore nei confronti della vita. Li formiamo a riconoscere e sviluppare il loro potenziale positivo. Sviluppiamo la loro fiducia nella possibilità di essere felici. E li agevoliamo nella costruzione di un progetto di vita felice che loro ritengono essere significativo per sé e per gli altri. In definitiva, quindi, il coach umanista allena nei suoi clienti i 4 pilastri che contraddistinguono l’umanesimo, contribuendo a delineare la loro visione di una vita felice e a definire l’architettura con cui questa visione si realizza in progetti concreti.
Conclusioni
Essere umanisti è credere nell’essere umano, nella sua forza e nella sua possibilità di perseguire e realizzare il bene in opere ammirevoli. Si tratta di una scelta di campo tutt’altro che scontata, coraggiosa e controcorrente. Soprattutto oggi, che viviamo in un’epoca risentita.
Tumori, epidemie su scala mondiale, cataclismi, carestie (recentemente anche le locuste!) sono arrivate in modo dirompente e mettono alla prova la nostra umanità. L’essere umano è considerato da alcuni come il costruttore di una società che può distruggere l’essere umano stesso, oltre che il mondo dove vive. Nella cultura che è oggi dominante, le speranze nei confronti del futuro sono crollate e hanno lasciato il posto all’accettazione della mediocrità, al lassismo, al cinismo, allo sconforto, all’impotenza e alla rabbia. Essere umanisti oggi significa sporcarsi le mani e affrontare tutto questo con la forza e la solidità che solo l’amore per la vita e la fiducia nelle possibilità dell’essere umano di riconoscere e realizzare il bene può dare. Significa, ad esempio, affrontare una pandemia su scala mondiale attraverso nuove forme di solidarietà globale.
Come coach umanisti abbiamo scelto di dedicare le nostre forze allo sviluppo di ciò che c’è di buono, di vero, di giusto e di bello nell’essere umano. Essere coach umanisti significa allenare le persone ad utilizzare e sviluppare tutto il loro potenziale positivo e benefico. Lo facciamo quotidianamente e vi assicuro che assistiamo a scoperte e creazioni meravigliose.
Luna Tovaglieri
luna.tovaglieri@gmail.com
Sei Umanista, Anti-umanista o A-umanista? Scoprilo facendo il workout a pagina 23 del n.4 della rivista Omega.