Come coach a volte siamo impegnati in allenamenti che permettono alle persone di riscoprire il piacere di vivere secondo una dimensione, un punto di vista e strategie specifiche, anzi uniche. Qualche tempo fa una mia cliente con grande amore per la bellezza e creatività, ma anche con molta fatica e dolore dovuti ad esperienze di vita, ha scelto di iniziare un percorso di cura di sé per porre fine ad una condizione di disagio che non riusciva più a tollerare, scegliendo uno strumento a lei congeniale: la scrittura. Ha selezionato con cura gli attrezzi da lavoro: il tipo di quaderno e le penne da utilizzare. Ispirandosi a un’autrice si è data un piano di azione, ogni giorno si sveglia un’ora prima per svolgere gli esercizi proposti da questa autrice, cerca di realizzarli con cura scrivendo in modo ordinato. Il suo è un lavoro introspettivo e di conoscenza di sé. Nei suoi scritti emergono, desideri, paure, paradigmi, potenzialità, ma ciò che è più importante è che gli allenamenti scelti, uniti al percorso che sta compiendo, le hanno permesso di recuperare il suo amore per la vita, di tornare a scoprire quel piacere di affrontare esperienze e relazioni che per un certo periodo sono state sommerse nelle ceneri causate da esperienze di dolore. La cura di sé apre un mondo di riflessioni affascinanti che chiama in causa filosofi, pensatori greci, così come letture antropologiche e sociologiche contemporanee, ma anche pratiche quotidiane. Diviene il presupposto
per sviluppare i nostri talenti. La cura di sé è definita come la “potenzialità madre”. Questa connotazione la delinea come il terreno fertile che accoglie in modo premuroso, abbraccia e permette a tutte le altre potenzialità di crescere e svilupparsi. Nominarla come madre, le attribuisce una funzione sostanziale rispetto all’arte di vivere. Stanchieri nel definire la cura di sé scrive “il suo scopo è duplice: proteggere e amare la propria vita; farla fiorire e prosperare. La cura di sé spinge a prendersi cura del proprio sviluppo interiore che è individuale e relazionale al tempo stesso.”
Il nucleo primario della cura di sé: l’energia vitale
La curà di sé è il prerequisito per lo sviluppo delle potenzialità individuali, ma a monte possiamo rintracciarne un nucleo primario? Si, l’energia vitale che è l’espressione più immediata del nostro amore per la vita ed evoluzione dell’ancor più primario istinto di sopravvivenza. Aver cura di noi stessi implica per prima cosa coltivare e proteggere questo flusso vitale. La cultura orientale ha approfondito molto il tema dell’energia vitale, il cosidetto Qi o Chi è oggetto di studi medici e non solo, da centinaia di anni. Nel panorama italiano ne scrive la Mortari che trattando di energia vitale ha sottolineato come sia necessaria una visione del nostro essere nella sua totalità “il corpo è parte della natura, attraverso di esso la mente si nutre della qualità delle esperienze a contatto con gli elementi sensibili” . Possiamo quindi prenderci cura di noi stessi solo considerando la nostra dimensione fisica, mentale e spirituale nel suo insieme. Non è possibile una visione settorializzata, la persona va considerata nella sua interezza. Oggi potremmo pensare di essere degli esperti di cura di sé viste le infine offerte e opportunità che ci circondano e riguardano il nostro tempo libero, tempo che rincorriamo avidamente e di cui non siamo mai soddisfatti. Nella realtà dei fatti non è così. Siamo spesso vittime di un’ottica consumistica. Possiamo parlare di cura di sé solo se queste attività ed esperienze del “tempo libero” vengono approcciate con il giusto atteggiamento, con la ricerca dello sviluppo interiore, altrimenti si riducono a meri istanti che ci permettono di “staccare la spina”, e che quindi non ci bastano mai, ma non di apprendere l’Arte di vivere. Se penso alla cura di sé penso a quella ricerca armonica di sviluppo interiore che è narrata con maestrìa nel film “L’ultimo samurai”.
Cura di sé: lavoro sui sensi, sentimenti, pensieri e significati
Ognuno ha la responsabilità di coltivare il fuoco della propria energia vitale e preservarlo da possibili cali di intensità, ma ciò non basta. Prendersi cura di sé significa lavorare sui sensi, sui sentimenti, sui nostri pensieri e quindi sul significato del nostro esistere. La Mortari afferma che per occuparsi di sé stessi sono fondamentali alcuni aspetti: a) Allenare il sentire come primo veicolo per conoscere b) Esplorare, riconoscere, nominare i propri sentimenti (che lei definisce come tonalità emotive) e poi arrivare a trasformarli c) Lo stesso lavoro di conoscenza e trasformazione è da operare con i pensieri. Il lavoro sui sentimenti e sui pensieri ha una valenza trasformativa sull’essere umano. Saper scegliere i propri pensieri, distinguere l’essenziale da ciò che non lo è, prendere le distanze da pensieri “ruminanti”, riconoscere il proprio sentire, coltivare i propri sentimenti positivi nei confronti della vita, ci permette di trasformare il nostro essere. Cambiare il modo di pensare o di concepire un aspetto della realtà o di noi stessi infatti muta
il nostro agire, relazionarci e di conseguenza il nostro modo di stare ed essere al mondo. A questo proposito una pratica fondamentale per prendersi cura è l’abitudine a riflettere su di sé, intesa come disposizione che va allenata con un fine conoscitivo e trasformativo al tempo stesso. Cura di sé vuol dire scegliere di coltivare quei pensieri e quei sentimenti e quel sentire che ci permettono di far fiorire e difendere il nostro amore per la vita. Inoltre l’autrice puntualizza due aspetti importanti: la cura di sé non va confusa con una deriva intellettualistica, include infatti anche l’aspetto corporeo e sensibile. non riducendosi alla mera attività mentale, seppur il pensiero circa noi stessi è la pratica quotidiana da seguire. In secondo luogo non va intesa come deriva solipsistica perché l’uomo è per sua stessa natura relazionale. La cura di sé prevede quindi il confronto e l’apertura agli altri e di conseguenza un prendersi cura delle proprie relazioni.
Cura di sé e potenzialità personali
Le potenzialità personali costituiscono sentimenti e significati che ci aiutano a coltivare il nostro amore per la vita e a declinarlo attraverso pratiche concrete e quotidiane. La cura di sé ci permette di sviluppare le condizioni necessarie per poi allenare le nostre potenzialità al fine di raggiungere obiettivi e cambiamenti desiderati. Ma è vero anche l’inverso, ossia le potenzialità rappresentano la via che ci permette di capire come prenderci cura di noi stessi. Si, perché per far fiorire il nostro amore per la vita, per provare il piacere di vivere, per pensare a significati appaganti abbiamo bisogno di chiamare in causa le nostre potenzialità. Per una persona con amore per la bellezza e per l’eccellenza prendersi cura di sé vuol dire praticare attività quotidiane che le permettano di coltivare il campo del bello che apprezza maggiormente. Per una persona con l’amore per il sapere prendersi cura di sé vuol dire darsi un piano per approfondire e conoscere alcuni aspetti del mondo che le stanno a cuore. La cura di sé implica da questo punto di vista un riconsiderare il proprio tempo di vita per scegliere e pianificare attività, esperienze, relazioni che vadano nella direzione del Vivere Bene.
Pratiche della cura di sé
Non esiste una formula preconfezionata, la cura di sé è un’arte, ognuno deve trovarne gli ingredienti per sé essenziali, coltivarli con quella disciplina che ci permette di essere più liberi di esprimere al meglio noi stessi. Tanto più diventeremo talentuosi nella cura di sé, tanto più ci avvicineremo alla Buona Vita. Ognuno può scegliere come prendersi cura di sé e definire una pratica costante e dinamica al riguardo. Di seguito alcune riflessioni che spero possano essere utili per stabilire il proprio piano di lavoro quotidiano.
1- Come puoi preservare e far fiorire la tua energia vitale? Quali le azioni, le esperienze che ti permettono di sentire e vivere il tuo amore per la vita? Individuale e stabilisci un piano d’azione.
2- Il gioco, come attività impegnata ma non finalizzata ad un obiettivo diretto di vita, come divertimento, possibilità di recuperare energia, è una dimensione fondamentale per l’essere umano. Ci appartiene fin da piccoli e proprio i più giovani ci dimostrano come sia diretta espressione dell’energia vitale. Come puoi recuperare la dimensione del gioco nella tua quotidianità?
3- Inizia a conoscere, riconoscere, nominare i tuoi pensieri e sentimenti. Tale pratica richiede tempo, necessita la distinzione tra ciò che è essenziale, ciò che è in sintonia con il tuo concetto di vita buona e cosa no. Lo strumento della scrittura è prezioso per poter esplicitare, definire, ricordare e poi trasformare pensieri e sentimenti, non per nulla veniva consigliato come pratica anche nell’antichità. 4- Quali sono le persone che sostengono, promuovono o ispirano il tuo amore per la vita? Come ti prendi cura delle relazioni con esse? 5- Coltiva l’immaginazione intorno a te stesso. Immaginare è una facoltà indispensabile per ognuno di noi e per coltivare il nostro amore per la vita. Immagina che persona vuoi essere, che progetti vuoi intraprendere, che esperienze vuoi vivere. 6- Come puoi prenderti cura di te a partire dalle tue potenzialità?
Buon allenamento!
Barbara Mitelli
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L’articolo è tratto dal n.3 di “Omega, la rivista del Coaching Umanistico”. Puoi scaricare la rivista completa a questo LINK.