L’arte di amare ovvero
Appunti in preparazione al Seminario Nazionale “L’arte di amare ovvero” – 9-10 settembre 2023
Il tema delle relazioni sentimentali è il più frequente nei percorsi di coaching e di certo il più complesso. Il sentimento di amore si manifesta come amore di sé, amore per gli altri, amore degli altri. In breve, amarsi, amare e essere amati.
L’amore di sé come tema di allenamento appare in negativo come disistima, insicurezza, risentimento e disprezzo e in positivo come cura di sé, sviluppo delle proprie passioni e potenzialità, creazione dei propri orientamenti vocazionali.
L’amare appare con i suoi dubbi, le sue incertezze, le vulnerabilità che diventano fragilità, si accompagna alla paura di esprimerlo, dirlo, donarlo come se fosse un pericolo per l’altro. A volte sembra una fatica tutta in salita da evitare, ma poi si scopre come sorpresa, smarrimento, stupore, meraviglia e scoperta incredibile di un sé mai esplorato.
L’essere amati poi è spesso un nucleo di dolore, è il vissuto del disconoscimento, ma anche della pretesa, richiede spesso dei traduttori per comprendere l’altro che non si esprime, si avvale di test e strumenti di valutazione che nascono dal dubbio e sostituiscono il dialogo, si mostra con le ferite del non amore, con le rotture che diventano lacerazioni, con la fine di una relazione che per finire deve finire mille volte, ma a volte si disvela nella gioia commossa, nella dolcezza senza pari, nella cura che spiazza e che non si sente di meritare, nella visione comune e prospettiva condivisa, diventa nutrimento spirituale reciproco e infine scoperta di un bene che non si pensava esistesse dentro di noi.
Amare, Amarsi, Essere Amati sono aspetti diversi di un unico potente fattore, il nucleo più vero e specifico dell’essere umani. L’amore da sempre connota la nostra vita. Eppure rimane un mistero. Che cos’è l’amore? Come definirlo? Cosa lo mette in pericolo? Come può crescere o trasformarsi in altri sentimenti altrettanto belli invece di diventare sordide lacerazioni? Come può essere che qualcuno lo definisca causa di morte quando è fonte della vita?
Se dovessimo fare una carrellata delle manifestazioni prime dell’amore, lo vedremmo come sentimento preciso dalle mille emozioni e azioni che ispira e verifica, come una scelta anche se appare come un fulmine o una freccia, come un’idea o un insieme di paradigmi che ci aiutano o ci ostacolano a capire come si ama, come una relazione libera, cosciente, reciproca e caotica, come un’attività del donare e del donarsi con audacia e creatività e infinita empatia, come un progetto, una visione, una prospettiva che indica un cammino comune che è vivere la vita e oltre, come un impegno di felicità reciproca, l’anelito più alto del bene e della bellezza che si fa meraviglia, come la ricerca della verità da scoprire, da dirsi, da condividere finalmente insieme senza più paura. Vedere l’amore come sentimento, scelta, idea, progetto, impegno, verità ci avvicina alla sua realtà, a una condizione: l’amore non può essere imprigionato in un modello, in un format, in una condizione organizzativa, meno che mai in un contratto. L’amore infatti è soprattutto un valore¸ vale tanto quanto la vita stessa, perlomeno la vita degna di essere vissuta e come valore è matrice di infinite idee e relazioni. Qui è la sua forza e la sua complessità.
Non esiste l’amore in quanto tale; non esiste l’amore al di fuori di chi lo vive. Ci hanno provato poeti, teologi, filosofi, artisti, scienziati, ma ognuno ha detto la sua senza essere d’accordo su niente. Per Petrarca amare Laura non significava affatto elevarsi oltre la propria accidia, per Dante Beatrice era guida di virtù e di salvezza. L’amore sfugge a definizioni e astrazioni che prescindano dal vissuto di ognuno di noi. E se facciamo appello alla nostra vita, alle nostre esperienze e alle esperienze altrui, vediamo che ogni individuo, ogni relazione, ogni comunità ha forme e modi di amare infiniti. Guardate la vostra vita: potete amare più volte e amare in infinite occasioni, ma mai allo stesso modo.
Come coach, dobbiamo essere i primi a rifuggire da un modello reificato a cui condurre i nostri coachee. Dato un ideale (stabilito da chi e in nome di cosa?) valuteremo i nostri clienti come scarti dal modello e il coaching si ridurrebbe a una prescrizione standardizzata per conformare persone, relazioni, comunità a un modello preordinato. Ma se non esiste il format dell’amore ideale, come mai ognuno di noi sa così profondamente distinguere l’amore dal suo contrario e dalle corruzioni che lo schiacciano? Seppure ognuno di noi lo sente e lo vive in modo diverso, sappiamo riconoscerlo e condividerlo, perlomeno come promessa, come potenzialità, come nucleo vivo. Di certo sappiamo che l’amore è la più alta e possente potenzialità umana che una cultura del potere e del possesso ha inficiato, corrotto, devastato facendone la nostra più delicata fragilità. Questa cultura sì che è facilmente individuabile. Ha preteso di dire che l’amore era possesso, controllo, proprietà, all’inizio dell’uomo sulla donna, ma poi di ognuno sull’altro. Ma una volta che ci siamo liberati delle mistificazioni culturali (non le sottovalutiamo, sono nelle nostre viscere), siamo in mare aperto, e allora dobbiamo spiegare le vele, consultare le mappe, inebriarci del profumo del mare, ammirare il cielo con “il sole e l’altre stelle”, e avventurarci nella più straordinaria esplorazione che ci affascina da sempre e che non smettiamo mai di intraprendere.
Vi va di partire per questa esplorazione? Siete a bordo? Vi aspetto per salpare insieme.
Seminario Nazionale “L’arte di amare ovvero”.
Coach Umanista, Psicologo e Fondatore del Coaching Umanistico