Conclusioni al corso “L’insegnante come leader umanista” tenuto da ottobre a dicembre 2020 per il Liceo Scientifico Statale “A. Labriola” di Roma.
E’ stato un viaggio breve ma intenso, spero per voi fruttuoso come lo è stato per me.
Confrontarsi sul tema dell’adolescenza è una possibilità rara e magnifica. In primo luogo perché amiamo lavorare con i giovani e perché i giovani sanno metterci in discussione nel nostro modo di vivere e essere adulti. Ci siamo confrontati cercando un approccio innovativo. Le vecchie impostazioni, che vedevano nell’adolescenza la tempesta ormonale o il ribellismo senza senso, vanno superate alla luce delle scoperte che le nuove scienze cognitive ci stanno mettendo sotto gli occhi. La scoperta della incredibile plasticità cerebrale degli adolescenti, per esempio, ci fa capire quanto siano dinamici e quali enormi potenzialità di apprendimento hanno a disposizione. Ma l’adolescenza è caratterizzata soprattutto dall’emergere caotico, lento e tumultuoso al tempo stesso, della coscienza come facoltà primaria. E’ la coscienza che allena l’intelligenza e la ragione degli adolescenti nella costruzione/scoperta della propria identità e nel proprio essere nel mondo. In quel mondo popolato in primo luogo da altri adolescenti, che sono le principali fonti di inquietudine e felicità. Quanto sono potenti gli adolescenti fra di loro! Possono incutere paura e terrore ai loro pari, come donare sprazzi di inebriante felicità.
Ma la coscienza non è solo il più alto livello di consapevolezza di sé, è anche la sede del governo dell’autodeterminazione, dove si fanno le scelte e si prendono le decisioni. E’ una coscienza calda, perché ispirata e attraversata dai sentimenti. Con l’adolescenza infatti si sedimentano i sentimenti primari, frutto dell’elaborazione e della generalizzazione delle esperienze relazionali dell’infanzia (non solo con i genitori, ma con gli altri adulti e con gli altri bimbi). Nella dimensione sentimentale si confrontano l’amore per la vita generato dalla propria natura e dalle relazioni benefiche con le inquietudini e i risentimenti scaturiti dalle prime ferite. Il sentimento stesso è una scelta che va formata, resa consapevole, aperta alle infinite possibilità, di cui spesso non si è coscienti. La coscienza come i sentimenti va valorizzata, allenata, usata con saggezza. E questo perché in ogni adolescente è in corso una ricerca, che è la sfida esistenziale per loro più importante e più difficile, la ricerca della felicità. Abbiamo visto quante potenzialità, attitudini, vocazioni e risorse ogni adolescente ha a disposizione. Ma come questi tesori immensi possano andare dispersi se non riconosciuti nelle relazioni con gli adulti.
Insegnanti, genitori, maestri di arte e di sport, riferimenti spirituali e culturali sono per loro gli alleati più preziosi. Persone come voi insegnanti, che ho potuto conoscere in questo corso, sono indispensabili per arrivare a costruire un progetto di vita felice, per allenare le competenze necessarie a realizzarlo, per capire cioè chi si sceglie di essere e di vivere. Siete i maestri e gli allenatori umanisti di cui loro hanno più bisogno. Per me conoscervi è stato un grande piacere e un grande privilegio. Mi avete fatto comprendere come una vocazione, per quanto autentica, non può vivere di se stessa. Deve andare oltre, confermarsi e rafforzarsi ogni giorno. E non è facile. Passa attraverso crisi, difficoltà, senso di isolamento e di impotenza. Ma poi basta un sorriso, quello del giovane a cui dedichiamo le nostre vite, per rilanciarla e rinsaldarla. In questo percorso di coaching umanistico, abbiamo cercato insieme di capire come costruire relazioni. Quanto sia importante incontrare i ragazzi individualmente anche solo per riconoscerli e restituire questa riconoscenza, ma anche quanto sia importante costruire alleanze fra adulti dotati di competenza e non solo di buone intenzioni. L’obiettivo strategico dell’alleanza fra scuola e famiglia è molto lontano da noi. Ma abbiamo enormi potenzialità per raggiungerlo. Penso al vostro amore per il sapere che si eleva a talento nell’insegnamento e nell’apprendimento, alla vostra umiltà che sa mettersi in discussione, alla vostra umanità che non smette di gioire per ogni passo avanti e di soffrire per ogni passo indietro. Spero che gli strumenti di coaching che ho cercato di fornirvi vi possano essere utili nel vostro complesso lavoro.
Da questo corso esce in me rafforzata la convinzione di continuare la nostra formazione e collaborazione da umanisti. Non parlo di umanesimo inteso come studi classici, ma come corrente di pensiero. E’ una corrente molto particolare, direi un po’ pazza. “Una storia dell’umanesimo dai suoi inizi romani sino alla sua crisi nel ventunesimo secolo è finora mancata” (Buck A., 1987). Gli umanisti non si sono mai riconosciuti come corrente di pensiero e azione, non sono mai stati uniti. Spesso anzi si sono fatti la guerra fra di loro. Michelangelo e Leonardo si detestavano ed entrambi detestavano Raffaello. Eppure l’Umanesimo è un concetto sentimentale che ci coinvolge direttamente, che ci mette in risonanza. Evoca la speranza di migliorare la nostra vita, i rapporti con gli altri, presenti, passati e futuri. Ma come ci mette in risonanza così ci mette dentro un ambito dai confini incerti. Il termine stesso è stato abusato, è diventato equivoco. Eppure il suo fascino rimane, perché evoca l’importanza dei valori umani e del benessere umano.
Nella storia del pensiero, la philantropia greca che possiamo tradurre con il termine benevolenza rappresentava un atteggiamento sentimentale nei confronti dell’essere umano, un atteggiamento trasgressivo perché si affermava in una zona di guerra. Spesso soggetto a compromessi. Socrate stesso si riferiva agli esseri umani (compresi gli spartani) o agli ateniesi? Eppure quell’atteggiamento sentimentale andrà ben oltre i confini ellenici. Il sentimento di rispetto nei confronti degli esseri umani in quanto simili a sé, appartenenti alla stessa specie, non è mai stato un sentimento statico, analitico, ma si è sempre accompagnato a un’altra invenzione greca che era la paideia, un ideale di educazione e formazione globale dell’essere umano. Quando entrano nel mondo romano fra il II secolo e il I secolo a.C., philantropia e paideia generano la parola humanitas. In Cicerone, l’humanitas è una proposta. E’ una virtù personale, un percorso individuale per migliorare se stessi e al tempo stesso una virtù pubblica. Ciò che caratterizza la philantropia, la paideia e l’humanitas è la cultura, che studia, forma e nutre l’umano, ovvero l’umanità.
Questa ispirazione sentimentale e culturale al tempo stesso alla base dell’umanesimo ha attraversato i secoli e ispirato le migliori scoperte culturali in ogni campo. Non solo nell’ambito filosofico, letterario o artistico, ma nell’ambito sociale, tecnologico e scientifico. Non solo fra i Ficino e i Pico della Mirandola, non solo fra gli Hume e i Feuerbach, ma fra i Sommerweils, gli Edison, le Dorotea Dix.
Essere umanisti significa riconoscersi in quattro principi fondamentali:
- L’amore per la vita. Essere umanisti significa riconoscere la vita come bene supremo da tutelare, coltivare e trascrescere. E’ il sentimento che anima la ricerca e la proposta degli umanisti in ogni campo della vita. La vita non è una dimensione generica o peggio indefinita. E’ la propria vita e quella altrui ed è la vita nella sua essenza relazionale che diviene oggetto e soggetto di amore, cioè di cura, difesa e sviluppo. L’amore per la vita implica la ricerca dell’armonia con la vita del pianeta che la ospita.
- Il potenziale benefico insito nella natura dell’essere umano. L’amore per la vita è parte dell’essenza umana, è una tensione affettiva di fondo, che non si può eliminare, se non eliminando la stessa vita. Questa tensione è alla base di un’incessante ricerca di bene che investe facoltà e risorse e le indirizza in termini di potenzialità. E’ un potenziale presente e ineliminabile, ma che ha bisogno di cultura e significati, di progetti e idee, per realizzarsi in termini di felicità.
- La felicità come possibilità da esplorare. La felicità fondata sull’amore per la vita e sull’autorealizzazione del potenziale benefico degli esseri umani è una possibilità di benessere integrale su questa terra. A causa dell’essenza relazionale degli esseri umani, la felicità si fonda sulla possibilità delle persone di vivere in libertà e in armonia fra di loro e in armonia con il pianeta che li ospita. Comprendere che cosa può essere la felicità come benessere individuale e relazionale e come realizzarla è la visione strategica che caratterizza gli umanisti.
- La felicità come proposta da praticare. In ogni campo dell’opera umana, in ogni sfera di competenza, in ogni aspetto della vita, gli umanisti elaborano ipotesi e proposte per migliorare la vita di ogni essere umano e le sperimentano in prima persona. Per questo gli umanisti hanno bisogno di condividere e di creare insieme. Il confronto e il dialogo fra umanisti su come migliorare la vita in termini di felicità è l’asse strategico e costruttivo che può fare degli umanisti stessi una corrente di pensiero e di azione, coesa seppure nelle inevitabili differenze.
Questi principi sono alla base del sentirsi e del formarsi come umanisti. L’umanesimo deve fronteggiare numerosi ostacoli e potenti avversari. Viviamo in un mondo denso di conflitti. Milioni di adolescenti non hanno accesso ad alcuna educazione e formazione. Pratiche antiumaniste alimentate da nichilismo, cinismo e volontà di potenza, generano oppressione e miseria. Nel nostro paese, si mette sotto accusa chi salva vite umane in pericolo. Un individualismo imperante causa la globalizzazione dell’indifferenza. La conseguenza drammatica sta nella solitudine che affetta moltitudini di persone di ogni età e ceto sociale. Ma questi ostacoli sono anche le motivazioni più urgenti che ci spingono come umanisti alla ricerca di ambiti comuni per confrontarsi e elaborare le nostre proposte affermative e costruttive.
Soprattutto nella scuola educare all’amore per la vita, a esprimere il proprio potenziale benefico, a credere che essere felici è possibile e a elaborare progetti di vita che incarnino benessere, vocazioni e potenzialità diviene un programma formativo che può attraversare e ispirare ogni insegnante nella sua materia, ogni genitore nel suo incondizionato amore per i figli, ogni dirigente che sviluppa e crea ambiti dove tutto questo si può dare.
Spero che il nostro corso abbia ispirato il vostro umanesimo come ha rafforzato il mio. La ricerca è lunga e difficile, ma mettersi insieme in questo viaggio di esplorazione e proposta è già migliorare le nostre vite.
Grazie di cuore a tutti voi. E a presto.