Adolescence, una sfida per gli umanisti
Riflessioni in preparazione al Corso di Teen & Parent Coaching
Quando una giovane donna viene uccisa, emerge un risentimento estremo che plasma identità e relazioni, introducendo l’idea di “uccidibilità” come soluzione ai problemi. Il padre non violento non è sufficiente: immerso nella cultura della performance, si vergogna se il figlio non è all’altezza. Il figlio ne soffre, costruendo identità basate su paradigmi impossibili da incarnare, con conseguenze prevedibili ma ignorate. Fioriscono nel chiuso della stanza.
Ogni volta emerge un dramma fra i giovani gli adulti litigano fra di loro. L’appello perché ci si assuma la responsabilità della crescita dei giovani appare debole e risentito. Attribuire la colpa ai genitori solleva le istituzioni da ogni responsabilità, mentre idealizzare gli adolescenti come belli, buoni e cari appare anacronistico e falso.Resta il dolore impotente di fronte a un’atrocità precoce che colpisce una ragazza colpevole solo di aver detto “no”.
L’educazione sentimentale, si dice, non può essere prescrittiva. Ma quel dolore, delle vittime e dei colpevoli, merita risposte di senso, come sosteneva Viktor Frankl. Risposte offerte dalla cultura umanista, che da sempre riconosce la vita come bene sacro e, con Epicuro, eleva l’amicizia a massima saggezza. Oggi il potenziale benefico risiede nel dolore stesso, leva di cambiamento se accompagnato da risposte sul senso della vita, della felicità e dell’amore.
Contro il modello della performance e popolarità, l’umanesimo propone l’essere buoni: cercare il bene per sé e per gli altri come via autentica alla realizzazione, sostenuta dall’amore per la vita.
Chi promuove il risentimento definisce “buonisti” chi sceglie questa via. Proprio dai “buonisti”, tuttavia, possono nascere risposte pedagogiche, educative e culturali. Essere umanisti significa prendere posizione e offrire alternative valide per rendere felice la vita e fermare la barbarie. Non solo nelle scuole.
Vi aspetto al Corso di Teen & Parent Coaching.
Coach Umanista e fondatore del Coaching Umanistico
Adolescence, serie Netflix diretta da Philip Barantini, racconta un universo di violenza tra giovanissimi studenti inglesi. Un racconto distopico, ma vicino a molte realtà presenti anche nelle nostre scuole. Un mondo apparentemente separato dagli adulti, ma che si sviluppa in spazi e sistemi creati e regolati da loro: dalle scuole gestite dai governi, ai social media modellati dalle aziende più potenti del mondo.
Gli adulti nella scuola appaiono come sorveglianti: controllano, rimproverano, puniscono. Ogni tentativo di dialogo diventa manipolatorio e genera ribellione. Sono controllori perché i comportamenti visibili risultano intollerabili. La violenza tra adolescenti pervade ogni ambito: prima fra tutte quella di genere, poi la competizione sfrenata dove il valore si misura nella performance, sportiva o digitale. Sentirsi vittime non genera solidarietà ma rabbia e isolamento. Questa cultura non è messa in discussione da nessuno, né da vincitori né da perdenti. Risentimenti e violenza sostituiscono le penne con coltelli.