Il potenziale umano benefico
Appunti in preparazione del Percorso d’Eccellenza per Coach Umanisti
Uno dei pilastri dell’Umanesimo, su cui si basa il Coaching Umanistico, è la convinzione che l’essere umano sia dotato di un potenziale benefico.
Cosa si intende con potenziale benefico?
Il potenziale umano benefico è la ricerca del bene da parte di ogni essere umano. Nell’insieme si ricercano molteplici beni che possono essere armonici oppure divergenti e persino contrastanti. C’è il bene individuale, quello di piccole comunità (a partire da due) e il bene “di tutti”, un bene comune o in comune; come quel bene “giusto” che permette a tutti la ricerca della felicità. Il bene non è dettato dalla natura, ma da una natura (noi) che si domanda quale sia questo bene. Ha un significato etico libero e creativo, con basi antropologiche e biologiche potenti ma non risolutive. Il significato di bene è pluralista sia per le culture diverse sia per la creatività della ricerca che non ha nulla di meccanico.
Questo significa che tutti gli esseri umani fanno del bene per natura?
Dobbiamo distinguere fra la ricerca del bene, che riguarda il potenziale, e la realizzazione del bene, che è quello trovato. La ricerca del bene è una propensione che avviene a livello individuale (interiore), relazionale (condiviso), comunitario (convissuto) e ambientale (integrato). La realizzazione del bene è il frutto complesso di queste ricerche, può essere un successo, ma anche un’immane tragedia.
Il termine potenziale può essere definito come una propensione originaria che tende a realizzarsi sotto condizioni favorevoli. Questa potenzialità può essere deviata, modificata o repressa a causa di influenze esterne o interne. Ci sono casi in cui la ricerca del bene crea del male in altri, ci sono casi in cui il bene altrui prevale sul proprio; ci sono persone che per il proprio bene tolgono la vita altrui, altri che per il bene altrui sono disposti a sacrificare la propria vita.
Cosa succede al potenziale benefico quando nel tentativo di realizzarlo creiamo del male?
Nonostante queste deviazioni e complessità, il potenziale benefico non viene annichilito persino nella sua quadrimensionalità (Individuale/interiore; relazionale/condiviso; comunitario/convissuto; ambientale/integrato); piuttosto, rimane latente, mantenendo la possibilità di essere attivato o realizzato in futuro, auspicato perché in fondo siamo coscienti che nessun bene è realizzabile in un completo isolamento. Questa definizione sottolinea la natura intrinsecamente umana del potenziale benefico, implicando che, anche se soppresso, contraddittorio o non espresso completamente in un dato momento, esso continua a esistere come una capacità o tendenza che può essere eventualmente esplorata o sviluppata. Il potenziale benefico è strettamente collegato con la biofilia, la tendenza dell’essere umano a armonizzarsi con l’ambiente naturale e a prendersene cura, anche quando deve difendersi.
Questa è la base antropologica ed etica di ogni percorso di Coaching Umanistico.
Esiste anche un potenziale malefico?
Ne parliamo nel prossimo articolo.
Psicologo e Coach Umanista